Con la recentissima sentenza n. 17656 del 3 maggio 2024, la Suprema Corte di
Cassazione è tornata a discutere, in maniera più incisiva, sulla definizione del reato di
maltrattamenti in ambito familiare, ponendo in evidenza la netta distinzione tra violenza
domestica, che integra il reato di maltrattamenti in famiglia, e le semplici liti familiari,
penalmente non rilevanti.
La Corte ha sottolineato che, il reato di maltrattamenti in famiglia, si configura quando,
all’interno della relazione, uno dei due individui, abitualmente ed in maniera continuativa,
adotti dei comportamenti vessatori e mortificanti nei confronti dell’altro, che siano idonei
a ledere i diritti fondamentali della persona che li subisce, generando un clima di coppia
intollerabile e umiliante. Al contrario, quando questa condotta è rappresentata da singoli
ed isolati episodi, non concorre a configurare un reato di maltrattamenti, ma delinea una
fattispecie di reato contro la persona.
La Cassazione specifica che la condotta maltrattante, all’interno di una relazione
familiare o affettiva, può essere considerata tale quando i comportamenti lesivi, anche
solo minacciati, oltre ad essere ripetuti, devono coinvolgere non solo la sfera fisica, ma
anche quella psicologica ed economica.
Tali comportamenti devono essere perpetrati
con l’intenzione di impedire all’altro di esprimere il proprio punto di vista, di sopprimere la
sua capacità di pensare e agire autonomamente, di limitare la sua libertà, ledendo la
dignità della persona offesa e danneggiando la sua identità di genere attraverso l’uso
della violenza fisica o psicologica, del controllo costrittivo o dell’offesa.
In sostanza, la distinzione tra maltrattamenti e conflitti familiari è basata sulla presenza,
nel primo caso, di uno squilibrio esistente nella coppia, sia di potere che di genere, che
si concretizza nell’uso della violenza e di comportamenti manipolatori o ricattatori,
incutendo nell’altro una sensazione di paura e di rischio per la propria sicurezza, anche e
soprattutto in relazione ai diritti sui figli della coppia.
Al contrario, si verificano conflitti familiari quando entrambe le parti si trovano su un
piano di uguaglianza e si confrontano apertamente, anche con vigore e passione,
riconoscendo e rispettando il diritto reciproco di esprimere le proprie opinioni.
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