AFFIDO ESCLUSIVO: COS’E’ E COME FUNZIONA
L’affidamento esclusivo si colloca come eccezione al principio di bigenitorialità, sancito dalla legge per
garantire che i figli mantengano una relazione stabile con entrambi i genitori, anche dopo la separazione o il divorzio. L’affidamento condiviso è il modello preferenziale, in quanto tutela l’interesse del minore.
Tuttavia, nei casi in cui uno dei genitori risulti inadeguato o pericoloso, il giudice può decidere
diversamente.
Affidamento esclusivo: definizione e principi
L’affidamento esclusivo implica che il minore venga affidato a un solo genitore, il quale assume la
responsabilità principale per le decisioni riguardanti la vita del figlio. Tale misura è adottata nell’interesse
esclusivo del minore e solo quando il giudice ritenga che l’affidamento condiviso sia dannoso per il suo
benessere. La normativa, in particolare l’articolo 337 del codice civile, pone l’accento sull’importanza di
garantire un ambiente sereno, equilibrato e adatto allo sviluppo psico-fisico del bambino.
Presupposti per l’affidamento esclusivo
L’articolo elenca una serie di circostanze in cui l’affidamento esclusivo può essere disposto:
- Inadeguatezza o disinteresse di un genitore: ad esempio, incapacità di provvedere ai bisogni del
figlio, disinteresse emotivo o materiale. - Problemi di relazione o comportamenti pericolosi: violenza, dipendenze (alcol, droghe),
indebitamento grave, o situazioni che potrebbero mettere a rischio il benessere del minore. - Manipolazione o abbandono: strumentalizzazione del figlio per scopi personali o assenza
prolungata del genitore dalla vita del minore.
Condizioni per ottenere l’affidamento esclusivo
Quando viene concesso l’affidamento esclusivo, il genitore affidatario deve:
- Assumersi la piena responsabilità del minore.
- Garantire il diritto dell’altro genitore di visita e coinvolgimento nelle decisioni importanti, salvo
casi estremi in cui tali diritti possono essere limitati. - Collaborare con l’altro genitore per questioni fondamentali come educazione, salute e crescita del
figlio.
Limitazioni al diritto di visita
Il diritto di visita del genitore non affidatario può essere ridotto o regolamentato in modo stringente
quando:
- Esistano rischi per la sicurezza del minore (es. violenza, dipendenze, patologie gravi).
- Siano necessarie misure di supervisione, come incontri in presenza di assistenti sociali.
Responsabilità del genitore non affidatario
Anche in caso di affidamento esclusivo, il genitore non affidatario mantiene alcune responsabilità:
- Vigilare sulle decisioni prese dal genitore affidatario.
- Richiedere al giudice di intervenire in caso di scelte ritenute contrarie all’interesse del minore.
L’obiettivo rimane quello di garantire che entrambi i genitori contribuiscano all’educazione e al
benessere del figlio, pur nel rispetto delle limitazioni imposte dal giudice.
Commento e riflessioni
L’articolo mette in evidenza un equilibrio fondamentale nella gestione dell’affidamento: da un lato, si
cerca di preservare il principio di bigenitorialità; dall’altro, si interviene con misure restrittive solo quando è necessario proteggere il minore. È significativo notare come il legislatore e la giurisprudenza pongano al centro il superiore interesse del minore, garantendo un ambiente idoneo al suo sviluppo.
Tuttavia, l’effettiva applicazione di tali principi dipende dalla capacità del giudice di valutare con
attenzione la situazione familiare e il comportamento dei genitori. È essenziale che le decisioni siano
prese in modo rapido ed efficace, per evitare che il minore sia esposto a situazioni di disagio o conflitto
prolungato.
Infine, emerge una responsabilità comune per entrambi i genitori: anche in caso di affidamento esclusivo,
devono continuare a collaborare per garantire un percorso di crescita equilibrato al figlio. La legge, pur
nelle sue complessità, cerca di conciliare i diritti e i doveri dei genitori con le esigenze emotive e materiali
del minore, adattandosi alle diverse realtà familiari.