“Cura dei Genitori Anziani: Un Obbligo Legale o Una Scelta di Cuore?”

LA CURA DEI GENITORI ANZIANI E’ UN OBBLIGO?

Da un punto di vista giuridico, la natura dell’obbligo degli alimenti verso i genitori
anziani è materiale, non morale. Questo significa che, secondo la legge, l’assistenza
ai familiari in difficoltà, inclusi i genitori anziani, si limita a un contributo economico,
senza imporre l’obbligo di assistenza diretta o la convivenza. Questo chiarisce che,
pur essendo doveroso garantire il benessere di un genitore anziano, non è previsto
dalla legge che i figli debbano vivere con loro o occuparsi personalmente della loro
cura quotidiana.
Ciò significa che la legge non si aspetta che i figli sostengano uno stile di vita
particolarmente agiato per i genitori, ma si concentra sulla copertura dei bisogni di
base.
E’ importante mettere in risalto il delicato equilibrio che la legge cerca di mantenere
tra il dovere di assistenza familiare e la libertà individuale. Il legislatore riconosce la
necessità di fornire sostegno, ma senza imporre un peso insostenibile sui figli, i quali
potrebbero avere a loro volta delle responsabilità e delle limitazioni economiche o
personali.
La cura dei genitori anziani è sì un obbligo, ma è principalmente di natura economica
e non pratica, e questo aspetto garantisce una certa flessibilità nella gestione delle
relazioni familiari in situazioni di difficoltà.
La distinzione tra assistenza economica e morale è cruciale: il figlio non è costretto a
modificare la propria vita quotidiana, trasferendosi presso il genitore o accogliendolo
nella propria casa. L’unica richiesta è che si assicuri che il genitore abbia i mezzi
necessari per coprire i bisogni fondamentali, come cibo, medicine e, se necessario,
un alloggio.
Questo approccio legale tiene conto delle situazioni complesse che possono sorgere:
ad esempio, il figlio potrebbe vivere lontano, avere impegni lavorativi o famigliari che
rendono impossibile una cura diretta.
Nel caso in cui il genitore anziano abbia bisogno di assistenza fisica continua, come
nel caso di persone non autosufficienti, il figlio può adempiere al suo dovere ad es.
pagando una badante.
Questo evita di imporre un carico eccessivo ai figli, che possono così garantire
assistenza al genitore senza dover necessariamente assumere loro stessi un ruolo di
assistenti familiari. La legge bilancia il dovere di assistenza con il rispetto della vita e
degli impegni personali del figlio, riconoscendo che ogni famiglia ha dinamiche e
circostanze diverse.
La legge italiana tutela il benessere degli anziani, senza tuttavia costringere i figli a
sacrificare la propria vita e autonomia per fornire un’assistenza diretta. Questo
approccio sembra equo e realistico, considerando le diverse esigenze e
responsabilità che possono gravare sui figli.
Le modalità di prestazione degli alimenti variano in base alle circostanze specifiche e
alla capacità economica della persona obbligata a versarli, ma in generale, possono
essere soddisfatte in tre forme principali:

  1. Contributo economico diretto: La forma più comune di prestazione degli alimenti
    consiste nel versamento di una somma di denaro periodica (ad esempio mensile) al
    familiare in difficoltà. Questo contributo è destinato a coprire le spese essenziali
    come vitto, alloggio, cure mediche e altre necessità quotidiane. L’importo viene
    determinato sulla base dei bisogni del beneficiario e della capacità economica di chi
    è tenuto a versarli.
  2. Ospitalità: Un’altra modalità per adempiere all’obbligo degli alimenti è l’offerta di
    ospitalità. Invece di versare denaro, il figlio può decidere di accogliere il genitore
    anziano in casa propria e provvedere direttamente alle sue necessità. In questo
    modo, il figlio fornisce cibo, alloggio e assistenza quotidiana al genitore, assolvendo
    così il suo dovere legale. Questa opzione è volontaria e non imposta dalla legge.
  3. Assunzione di servizi di assistenza: Quando il genitore anziano ha bisogno di
    assistenza continua, il figlio può adempiere al suo obbligo pagando una badante o
    coprendo le spese per una struttura di assistenza (come una casa di riposo). In
    questo caso, il sostegno economico si concretizza nel pagamento dei costi relativi
    all’assistenza necessaria, senza che il figlio debba fornire personalmente tale
    assistenza.
    In ciascuna di queste modalità, l’importo degli alimenti deve essere proporzionato sia
    ai bisogni del beneficiario (genitore anziano) sia alla situazione economica
    dell’obbligato (figlio).
    Questo è un principio essenziale, poiché la legge tiene conto sia della situazione di
    difficoltà del genitore che della capacità economica del figlio. Un figlio con risorse
    limitate, come un disoccupato o chi ha un lavoro saltuario, non può essere costretto a
    versare una somma elevata, ma solo quella che è in grado di offrire senza
    compromettere il proprio sostentamento.
    Un aspetto rilevante riguarda le conseguenze per i figli che si disinteressano
    completamente dei genitori anziani non autosufficienti. In questi casi, il codice penale
    prevede il reato di abbandono di persone incapaci (art. 591), punibile con la
    reclusione. Questo sottolinea come la legge consideri l’assistenza ai genitori un
    dovere fondamentale, la cui mancata osservanza può avere conseguenze gravi.
    In conclusione, la legge italiana bilancia il dovere di sostegno economico con il
    rispetto delle libertà personali, concentrandosi sugli aspetti materiali dell’assistenza,
    senza imporre vincoli di natura emotiva o pratica.

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Avvocato Diritto di Famiglia Filomena Somma

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